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18.3. Contaminazione da radionuclidi

Le radiazioni ionizzanti possono essere corpuscolare (Alfa e Beta) o elettromagnetiche (Gamma ed X).

L’uomo è esposto a campi di radiazioni ionizzanti di origine naturale provenienti dal sole o dalle rocce ed artificiale provenienti da eventi bellici, centrali nucleari, uso medico.

Le radiazioni possono provocare effetti immediati (lesioni alla cute, alle gonadi, sindrome generale da irradiazione) ed effetti ritardati (cataratta, malformazioni congenite, tumori).

Le cellule umane hanno una diversa sensibilità alle radiazioni. In genere più le cellule sono a rapida replicazione (tessuto emopoietico, mucose, epiteli, testicoli, ovaie) e più sono sensibili alle radiazioni.

Gli alimenti possono essere contaminati da radionuclidi per fatti accidentali (incidenti alle centrali termonucleari, esperimenti nucleari, cattiva conservazione dei presidi terapeutici) o conflitti bellici.

La protezione sanitaria è rivolta al controllo di cesio 134 e 137, stronzio 89 e 90, iodio 131, bario 140.

Lo stronzio ha come organo bersaglio le ossa dove persiste per decenni; il cesio si distribuisce in tutto il corpo con emivita di alcuni mesi, lo iodio si concentra nella tiroide ed ha una emivita molto breve, è quindi pericoloso nella fase di fall-out, ma non nel lungo periodo.

Le unità di misura delle radiazioni è il nano Curie (nCi) ed il Bequerel (Bq).

1 nano Curie = 37 Bequerel

La Comunità Economica Europea ha stabilito i seguenti limiti:

370 Bq/litro per il latte; 600 Bq per tutti gli altri alimenti.

L’irradiazione delle granaglie e di altri vegetali a scopo di conservazione è consentito.

Esso dà origine a tre effetti utili:

  • blocca eventuali germogliazioni indesiderate,
  • impedisce lo sviluppo di funghi cancerogeni (aspergillus flavus: aflatossina),
  • azzera la contaminazione microbica.