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4. I rischi delle biotecnologie OGM

Agricoltura. Le colture OGM, sulla carta sono una via destinata a migliorare la produzione alimentare sia in termini di quantità che di qualità. Ma qualsiasi scoperta può avere un uso opposto a quello di prima intenzione. La ricerca per produrre colture OGM richiede ingenti investimenti sostenibili solo da un numero limitato di finanziatori. Lasciate al mercato possono finire in poche mani in grado di trasformarle nelle uniche coltivazioni possibili. Si può creare uno stato di dipendenza, mancato sviluppo delle risorse locali, estinzione della biodiversità, aumento del divario tra paesi ricchi e paesi poveri.

Geopolitica. Come è possibile selezionare colture prive di sostanze dannose, ugualmente possono essere selezionati ceppi volutamente saturi di tossici, oppure ceppi di erbe infestanti resistenti agli erbicidi in grado di rendere incoltivabili vasti territori. Una variante moderna della guerra chimica nata nella Prima Guerra Mondiale con l’utilizzo dei pesticidi (organofosforici: Tabun, Sarin, Soman) proseguita negli anni settanta in Vietnam coi diserbanti (Orange) e ricomparsa recentemente nella Guerra del Golfo.

Ricerca fuori controllo. Escludendo questi scenari estremi, bisogna mettere in conto che qualsiasi ricerca può dare origine a risultati non previsti, sfuggire di mano ed avere ripercussioni imprevedibili sull’ambiente.

Grano duro Creso. Il grano duro della specie Creso da cui deriva la pasta con cui ci nutriamo da più di trent’anni (1974), è nato dalle prime pratiche grossolane di modificazione genetica (bombardamento con radiazioni ionizzanti) e non ha indotto in tutto questo tempo effetti avversi.

La diffusione delle colture modificate di mais, di soia, di cotone, di colza, di frumento è talmente diffusa da costituire un fenomeno non reversibile. Anche se non sono possibili proiezioni sul lungo periodo come per il grano di pasta dura, il loro uso nell’alimentazione umana e nell’allevamento del bestiame non ha fatto registrare effetti dannosi sulla salute.

Nel regno animale una diffusione di OGM, paragonabile a quella agricola, s’è sviluppata in piscicoltura. Le tecnologie necessarie alla sperimentazione genetica in piscicoltura sono relativamente poco costose ed in pratica quasi tutti i paesi lambiti dalle acque dei mari sono coinvolti in queste pratiche. Le specie modificate sono numerosissime, la loro caratteristica principale è l’accrescimento rapido. Si tratta però di ceppi poco prolifici che danno facilmente origine ad individui malformati. In caso d'immissione involontaria nell’ambiente sono destinati ad estinguere in breve tempo i ceppi naturali. Inoltre, trattandosi d’organismi ad accrescimento 2-6 volte superiore alla norma ci sono giustificati dubbi sul potere nutrizionale delle loro carni e sugli eventuali rischi di patologie degenerative connessi all’uso alimentare.

Il trasferimento di geni tra piante diverse rientra concettualmente nell’ambito delle tecniche di selezione naturale.

Al contrario, perplessità fanno sorgere i trasferimenti genici tra animali e vegetali, tra insetti e vegetali e tra animali di specie lontane. Queste ricerche scardinano le barriere tra regno animale e regno vegetale e mettono in discussione le categorie su cui s’è retta finora la scienza biologica.