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1. Da Santa Caterina a Kate Moss

Da Santa Caterina a Kate Moss. La ricerca storica “La santa anoressia” di Rudolph M. Bell aiuta ad inquadrare il problema nel tempo (Bell. Rudolph, Holy anorexia, University Press, Chicago 1985, trad. La Santa anoressia, digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi, Mondadori, Milano 1992).
L’autore, storico del medioevo e del rinascimento italiano, analizza il fenomeno dell’anoressia tra le sante cattoliche, dal medioevo all’epoca moderna. Un lasso di tempo di circa 700 anni, dal 1200 al 1900. Lo studio è stato possibile per l’ampia documentazione, relativa alla canonizzazione dei santi, archiviata dalla chiesa cattolica. Bell dimostra come l’incidenza dell’anoressia tra le sante cattoliche si riduca nel tempo di pari passo col mutare del concetto di santità. Identifica tre grandi periodi: dal Medioevo al primo Rinascimento (massima incidenza), dal tardo Rinascimento all’epoca preindustriale (calo progressivo), dagli albori dell’epoca industriale all’epoca moderna (sporadicità).

Medioevo e primo Rinascimento. In tutto il medioevo, la santità è stata un modello culturale a cui mirare. Uno status da emulare e venerare. Il digiuno nei conventi era una pratica corrente. Anacoreti, eremiti, asceti erano figure della cultura del tempo. Persone considerate vicine a Dio e in quanto tali venerate. È nel medioevo che viene codificata la procedura per sancire la santità: le monache o le terziarie in odore di santità venivano affiancate ad un confessore che faceva scrivere loro un resoconto dettagliato di fatti e pensieri della loro vita passata e presente. Resoconti che dovevano essere riscritti più volte fino a quella che poteva essere considerata la perfezione. Già in vita, quindi, era attivo l’iter riconosciuto per diventare sante. Il digiuno fino alla morte era per le sante anoressiche un modo di sublimarsi, liberarsi dal corpo e congiungersi con la divinità. La chiesa cattolica non ha mai indicato il digiuno mortale come metodo per diventare sante, ma di fatto nel Medioevo ci fu un contesto culturale che favorì il fenomeno: le future sante anoressiche, venerate già in vita, affermavano che era Dio a chiedere quel sacrificio e di fronte a questo dato gli argomenti dissuasivi del confessore o dell’autorità ecclesiastica venivano annullati.

Tardo Rinascimento Epoca Preindustriale. Col passare del tempo queste asserzioni non sono state più accettate ed il digiuno mortale non sarà più un fattore necessario alla santità. Altre mortificazioni e sacrifici assumeranno importanza. Punire il proprio corpo per elevare lo spirito. Il digiuno farà parte del percorso, ma quello mortale sarà formalmente condannato. Inoltre la pratica di affiancare le monache ad un confessore che ne certifichi in vita il progredire verso la santità verrà progressivamente abbandonato.

Epoca Moderna. Con l’epoca moderna il concetto cattolico di santità si associa a quello di bene per il prossimo. Donare tutte le proprie risorse per aiutare i deboli, i bisognosi, i derelitti. Per fare questo c’è bisogno di un fisico integro. Se si vuol aiutare il prossimo bisogna essere in grado di farlo. In caso di digiuno, mancheranno le forze per farlo. A maggior ragione il digiuno mortale non è più considerato santità, ma una patologia. La cosiddetta santa anoressia sparisce così dalla sfera religiosa.

Anoressia nervosa. La ricerca di R. M. Bell dimostra come il contesto storico ed i condizionamenti culturali siano stati un fattore determinante nello scatenare e sostenere la santa anoressia. Nuovi modelli hanno via via sostituito il condizionamento religioso ed hanno influenzato il fenomeno sotto altre forme risultando comunque parimenti invasivi. Non più santa anoressia, ma anoressia nervosa.
Molti aspetti della santa anoressia, rivisti sotto un’ottica attuale, sono interpretabili come uno sforzo di autodeterminazione volto ad affrancarsi dal potere del tempo: il padre che impone il matrimonio combinato o il convento; il potere ecclesiastico maschile che impone le proprie regole; la famiglia che impone alla donna ruoli di sottomissione; la gente che considera streghe le donne diverse. Anche la medicina rientra nel novero.  Le manifestazioni ora riconosciute come anoressia nervosa sono state accomunate dalla letteratura medica fino alla fine del 1800 alle patologie genericamente classificate come “nevrosi genitali femminili” ed “isteria”. Le sante anoressiche con la loro scelta si ribellavano consapevolmente o inconsciamente alla scala dei valori correnti.
Molti tratti costanti della patologia si riscontrano comunque dal medioevo ad oggi. Il sesso femminile, la giovane età, i conflitti veri o presunti con la figura materna o paterna, l’appartenenza ad una classe sociale benestante ed acculturata, un senso di colpa verso errori veri o presunti da redimere, il desiderio di perfezione, l’attivismo, l’amenorrea, le allucinazioni percettive nei confronti del proprio corpo (impuro e posseduto dal diavolo nelle sante anoressiche ed obesità deforme attualmente).