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Il risotto con le tinche

"El rizòt cun le tèenche"

Ingredienti per 4 persone:

1 l di brodo
1 tinca di circa
500 gr. (o 2 da 250gr.)
300 gr. di riso
50 gr. di burro
1 cipolla
1 ciuffo di prezzemolo tritato
1 cucchiaio d’olio extra vergine di oliva
1 presina di pepe nero macinato

Preparazione

Preparare un litro di brodo e mantenerlo in lenta ebollizione. Tritare la cipolla e farla soffriggere nell’olio aggiungendo poi la tinca intera con un poco di brodo e farla cuocere a fuoco lento. Pulirla poi accuratamente facendo attenzione a levare tutte le numerose e fastidiose lische ed infine rimetterla nel recipiente di cottura, aggiungendo il prezzemolo tritato. Aggiungere a questo punto un poco di brodo e, appena inizia la bollitura, gettare il riso, mescolando ed aggiungendo di tanto in tanto il brodo occorrente, mantenendo l’ebollizione e portandolo così a cottura. Togliere dal fuoco, aggiungere il pepe ed il burro, dare un’ultima rimescolata e servire.

Difficoltà
Preparazione
Cottura
Costo
Servire

media

20 minuti

40 minuti

medio

caldo

Abbinamenti

A questo primo si può far seguire del pesce fritto o se si preferisce la torta d’anguilla di cui alla ricetta che segue

Abbinamento vino

Riaffermato primo, ormai di uso comune nei grandi Ristoranti: da abbinarvi un vino bianco di buona armonia e integrità, come il Trebbiano di Romagna ‘97 Tre Monti.

Varianti

Alla tinca può essere sostituito, seguendo il medesimo procedimento, il pesce gatto. In tal caso però si consiglia di eliminare il prezzemolo, sostituendolo con i piselli.

Curiosità e notizie

"Ndáa a manáa" cioè andare a pescare con le mani era lo sport praticato dalla povera gente di campagna che così si procurava carpe, pesci gatto, anguille, pesce bianco in genere tinche, appunto. L’eventuale sapore di fango, molto probabile anche in quei tempi, poteva essere eliminato, o almeno fortemente diminuito, lasciando le tinche vive in acqua contenente aceto per almeno 24 ore.

Scheda dietologica

Nella cucina cremonese il pesce viene poco utilizzato, forse perché i pesci del Po sono o ricchi di lische (tinche e carpe), o molto grassi (pesce gatto ed anguilla). Ed anche perché il Po è ormai troppo inquinato. Il solo pesce di mare entrato nella nostra tradizione è il baccalà con ricette mutuate dal veneto. Questo risotto delicato (500 calorie circa a porzione) può aiutare ad introdurre più spesso il pesce sulle nostre tavole. A proposito di inquinamento dei fiumi. Una proposta per recuperare alla nostra cucina cremonese tinche, carpe, temoli, pesce gatto ed anguille, senza paura di dover fare qualche cura disintossicante, è quella di passare all’acquacoltura. Siamo bravi allevatori di bovini e suini, perché non dovremmo diventarlo anche con i pesci dei nostri fiumi? Col pesce di mare pregiato (spigole e branzini) vien fatto da tempo ed il valore nutrizionale rimane eccellente, il sapore pure... Vecchio detto cinese: "se regali un pesce ad un uomo lo sfami per un giorno, ma se gli insegni ad allevarlo lo sfami per una vita". Tradizione e progresso.